Recensione: L’Immortale Thor di Al Ewing
Quando abbiamo letto L’Immortale Thor di Al Ewing in inglese, eravamo impazienti di farne una recensione.
Finalmente l’albo è uscito anche in Italia, e possiamo sfogare tutto il nostro entusiasmo in queste righe.
Nel 2018 la Marvel ha affidato ad Al Ewing il compito di guidare una nuova storia su Hulk…
Nessuno poteva immaginare che la sua penna avrebbe portato il Golia Verde attraverso un viaggio oscuro, e a fare i conti con il passato traumatico dell’eroe.
Ed è stato maledettamente EPICO.
Non abbiamo sentito un singolo lettore che non sia rimasto segnato, sconvolto ed elettrizzato da L’Immortale Hulk di Al Ewing.
Con L’Immortale Thor, Al Ewing porta il Dio del Tuono in una direzione altrettanto epica, affrontando i miti degli Eddur e ampliando così la mitologia norrena nell’universo Marvel.
Con l’arte di Martín Cóccolo, i colori di Matthew Wilson e il lettering di Joe Sabino, questa nuova serie promette di immergere i lettori in un’esperienza incredibile, già dalle primissime pagine.
Prime impressioni su L’Immortale Thor di Al Ewing
La storia offre uno sguardo insolito alla routine quotidiana di Thor.
Il fumetto apre presentando Thor mentre affronta il gigante del gelo Skrymir, noto come Utgard-Loki.
Fin dalle prime scene, riconosciamo la grandezza e la magnanimità del Dio del Tuono, e della sua fiducia mal riposta nel fratello Loki.
Infatti, il ritorno di Loki e la rottura del Bifrost sono solo l’inizio di una storia che sembra rimescolare passato e presente, espandendo la mitologia Marvel presentando “gli dei degli dei”.
Bisogna dire subito che, al contrario di molti primi numeri, L’Immortale Thor di Al Ewing utilizza un inizio enigmatico per costruire tensione, scuotendo il lettore con un colpo di scena finale che promette di sconvolgere le aspettative.
La maestria di Ewing nel dipingere Thor come sovrano benevolo emerge subito dalle prime tavole.
Anche quando provocato, Thor mantiene la compostezza degna di un sovrano che ricorda il peso del titolo ereditato – e guadagnato – “Padre di tutti”.
Non solo: Al Ewing sfrutta ogni spazio utile sulle pagine dell’albo per costruire una narrazione immersiva, presentandoti anche le sfide che affronta e delineando una panoramica perfetta della posizione che ricopre.
In questa panoramica, risaltano le frustrazioni di Thor, generate e riflesse da un mondo stagnante e dalla comparsa di nuovi personaggi che portano ulteriori tensioni.
L’arte de L’Immortale Thor di Al Ewing
Dal punto di vista artistico, Martín Cóccolo riporta Thor alle sue radici con un design più tradizionale.
Il costume è simile a quello ideato da Jack Kirby nel 1962 per il debutto dell’eroe sulle pagine di Journey Into Mystery 83.
Ricordiamo che Thor venne ideato proprio a causa di Hulk: dopo aver creato un eroe così potente e fuori controllo, ci si domandava chi mai avrebbe potuto tenere testa al Golia Verde… Forse solo un dio?
Dopo aver reso grandi ed epiche – e terrificanti – le storie di Hulk, ora Al Ewing prende in mano la narrazione del Dio del Tuono.
C’è una certa poetica in questo, non trovi?
Matthew Wilson contribuisce con colori vividi e potenti.
Le fisionomie dei personaggi si fondono con prospettive che enfatizzano la vastità degli spazi, donando sempre più epicità alla narrazione.
L’arte di questo albo raggiunge l’apice con Toranos, in un mix di colori e di scuri che dona imponenza, drammaticità e potere fin dalla prima apparizione del personaggio.
Joe Sabino, con le sue lettere in stile pergamena, conferisce un tocco divino all’intera storia.
Alle copertine? Alex Ross. Non bisogna aggiungere altro.
La serie Marvel Panini Comics riparte quindi dall’1, mantenendo come sempre la doppia numerazione, continuando dal 291.
L’Immortale Thor di Al Ewing si presenta come un primo numero indimenticabile, e pianta salde fondamenta per ciò che promette di essere una serie… Abbiamo già detto “epica”?